Nunzio Tria

Nunzio Tria
Io Contro

Amici ARTISTI

LAURA MANISCALCO BLASI

Laura Maniscalco Blasi è nata e vive a Taranto.
Laureatasi presso l'Università "La Sapienza " di Roma in lettere Classiche, ha insegnato per un trentennio negli Istituti Superiori. Ha partecipato a concorsi letterari, riscuotendo lusinghieri riconoscimenti e apprezzamenti.
Presente con racconti, poesie e saggi critici su quotidiani e riviste letterarie, ha curato la prefazione di vari testi. E' inserita in Antologie Nazionali, tra cui:
"L'altro Novecento, vol. V - Bastogi Editore, foggia - a cura di Vittorio Esposito, 1999;
"Quadern9i dei Poeti n. 3" - Edizioni La Vallisa, Bari - a cura di Daniele Giancane, 2000;
"Agenda del Poeta 2000" - Casa Editrice Pagine, Roma - a cura di Alida Sessa e Niccolò Carosi; "Agenda del Poeta 2001" - Casa Editrice Pagine, Roma - a cura di Alida Sessa e Niccolò Carosi.
Laura si interessa si Poesia Visiva e di Mail Art, partecipando a mostre nazionali e internazionali, e cura la realizzazione di libri d'Artista in esemplari unici.
Brani tratti dalle sue opere si trovano nel sito Internet: www.club.it/effettivi/E-L/laura.maniscalco
Opere:
"Tempo di Giovinezza" (Romanzo), Luigi Pellegrini Editore - Cosenza, 1995, opera prima di narrativa; "Le Orme dolci" (Romanzo Poetico), Luigi Pellegrini Editore - Cosenza, 1998; "Calendario Poetico del Duemila", Luigi Pellegrini Editore - Cosenza;
"Dall'otre di Eolo", Racconti e Poesie.
L’ultima fatica letteraria di Laura M.B. è il romanzo dal titolo “Oltreamore”.
Oltreamore
Romanzo
di Laura Maniscalco Blasi
Edizione La Vallisa - Bari 2009

La voce di Laura Maniscalco B., da Taranto, viene estesa “Ai Quattro Venti”; il mondo si riascolta con questo romanzo dal profumo sontuoso che ha la magia di espandersi dalle pieghe del cuore e della mente, capace di alitare odori annidati in noi, i ricordi emergenti dalla natura nostra interiore, i sogni non finiti o solo immaginati. Il paradigma dell’esistere liberato nella scrittura, nella sua chiave di rappresentatività e universalità, per esaudire il bisogno di comunicare e di trasmettere esperienze, idee, immagini. Pagine che non si limitano ad un semplice reading o all’occasione, per l’Autrice, di confidarsi nella solitudine della sua stessa scrittura. I lettori sono invitati, leggendo il libro, a immaginare un romanzo che sappia fondere cinema e letteratura come tanti fotogrammi di un film che svolge la trama bella dei sentimenti di amicizia, d’amore, in un mosaico di situazioni dal respiro internazionale e coincidenti con l’attualità. Una narrazione pluricellulare di racconti apparentemente autonomi, invece variamente collegati e coinvolgenti. Un linguaggio semplice, dal lessico variegato, colto, elegante. La creatività della parola che si fa Arte.

Postfazione di Tommaso Mario Giaracuni



GIOVANNI AMODIO

Gianni Amodio, poeta, scrittore, critico d'arte, è nato a Roma nel 1939 e risiede a Taranto.
Ha scritto 37 libri di poesia, saggistica, critica e monografie d'arte. Svolge l'attività di editor per conto di varie case editrici. Ha scritto 10 testi teatrali rappresentati in varie città d'Italia.
Studioso di James Joice e di Robert Musil, ha conseguito diversi premi anche internazionali.
Presiede numerosi enti culturali nazionali ed esteri. E' redattore del settimanale "Ultim'ora" di Taranto, del quindicinale "Meridiano sud" di Bari, del bimesrtale "Peloro 2000" di Messina e della rivista d'arte "Don Chisciotte" di bari.
Presiede diverse giurie letterarie, teatrali e di arti visive. E' il critico ufficiale del Teatro "Vittorio Gassman" di Castro dei Volsci (Fi).
Direttore di laboratori di scrittura creativa in varie città d'Italia.
Quale Mail-artista è presente in numerose mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali.
La sua penultima opera "JOCEIDE" è stata presentata a Dublino e alle "Giubbe Rosse" di Firenze.
L’ultimo libro di Gianni Amodio è “Ardimenti”…Temi e patemi di audiacia letteraria.
"Ardimenti"
Temi e patemi di audacia letteraria
Poesie
di Gianni Amodio
Edizione "Le Nuvole Teatro" – Roma


Caro Gianni,
tu sai che non sono - e non riuscirei mai a diventarlo - un critico letterario.
Io vado a pelle. La mia filosofia è minimalista: si basa sul "buono" o "non buono"; su chi è poeta e chi, invece, fa poesia.
Tu sei un poeta con la P maiuscola; e quello che produci è buono.
Gli ultimi lavori che mi hai mandato, poi, li trovo addirittura buonissimi!
Il come e il perchè tecnico, francamente lo ignoro.
L'unica cosa che posso dirti è che, leggendoli, provo una sorta di sommovimento basico.
Avverto la carne aprirsi tra le parole, dalle cui lettere sgorga sangue vivo: il tuo!
E mi piace questo tuo nuovo "avanzato stadio di perdizione", anche se confligge con un malinconico retro pensiero di un "saggio declino", dovuto all'inevitabile "vecchia strategia delle lancette virtuali".
Chi se ne frega! Il poeta scopa in mille altri modi, e non muore mai!
Adesso, Caro Gianni, non ti resta che raccoglierla tutta questa tua nuova produzione poetica e farne un gran libro.

Cooprefazione di Nunzio Tria


PIERO DE PALMA - CARLO MARIA TANGORRA

Insieme
convergenze parallele
Poesie e lettere
di Piero De Palma e Carlo Maria Tangorra
FOR.UM. Suma Editore

Disarmante! Ecco, questo mi sembra l’aggettivo giusto per questo libro.
Mai figura di prefatore è stata così superflua come in questo caso. Gli scritti che seguono non necessitano di alcuno sforzo ermeneutico, poiché al loro interno non si annidano né messaggi subliminali né retro-pensieri. Tutto è Chiaro. Sincero. Disarmante, appunto.
Due uomini, INSIEME, animati dalle loro “convergenze parallele”, decidono di “mettersi a nudo”, in pubblico, per fare un’intima e appassionata dichiarazione d’Amore alla Vita.
Piero De Palma, pervaso da una flebile malinconia, su un sottofondo di lieve ottimismo e speranza, si confessa al mondo, alle persone amate e, infine, a se stesso; attingendo proprio da loro la forza per cantare lo stupore per la scoperta delle cose semplici ed essenziali. E lo fa da Poeta, tutt’altro che autodidatta.
Carlo Maria Tangorra, con una verve poetico-narrativa non comune (a chi non è scrittore di professione), riassume un piccolo/grande universo all’interno del quale orbitano tutte le esistenze più importanti che hanno incrociato la sua e, a ognuna di esse, Carlo, le riserva un posto d’onore. Un riassunto singolare e ottimamente riuscito.
Due uomini, dunque, un burocrate e un alto militare, che hanno scritto un libro disarmante! Mi verrebbe quasi da dire: “Attenti a quei due!”… Nel senso, però, di prestare loro un po’ di attenzione poiché, seppur di facile lettura, si potrebbe incorrere in una altrettanto facile e comoda riflessione, giudicando la presente raccolta semplice e magari anche scontata. Tutt’altro! Questo libro reca in sé un grande e serio messaggio di richiamo ai Valori, quelli veri! Non quelli teorizzati dai mass media, dalla politica o da certe istituzioni religiose. Piero e Carlo parlano del loro quotidiano, vissuto nel rispetto della morale, dell’etica e del prossimo; nell’amore per la famiglia, per Dio e per la Patria: tutti argomenti ormai desueti, per questa nostra società affamata d’”Avere” e di effetti speciali.
Ma loro (per dirla con una vecchia pubblicità) non sono fantascienza. Loro sono semplicemente Piero e Carlo - due folli perdutamente innamorati dell'Amore, della Vita e dell'”Essere” - che ci fanno dono di queste pagine su cui hanno versato, senza il minimo risparmio, tutto il cuore e l’anima.

Prefazione di Nunzio Tria


HAMID LARBI

Ce champ de mots
Poèmes
di Hamid Larbi
Edizioni Levant - Francia 2007

E’ un miracolo, un’impostura, un’arma, una maschera, la sindrome di Quijote, una disfunzione chimica ormonale, una montagna di panna sanguinolenta o follia? E’ coraggio, un atto d’amore o disperazione; cos’è? Sarà forse possessione demoniaca, uno stato di grazia o una malattia? Non si sa! Quello di cui credo d’essere certo, però, è che male non fa; e, anzi, talvolta può essere anche così benefica da assumere funzioni persino taumaturgiche tali da divenire panacea per le ferite dell’anima; e quando simile magia si compie, allora, forse, siamo di fronte alla poesia.
Non sono sicuro, lo confesso, di sapere cosa è realmente poesia. Rare volte mi è capitato d’avvertire quel genere di sindrome emotiva, leggendo Saffo, Dante, Rimbaud o Ginsberg, sicuramente; ma anche quando, nel 1998, nella mia terra di Puglia, vi fu lo storico raduno dei “Poeti mediterranei per la Pace” al quale io medesimo vi partecipai, insieme con autori come Titos Patrikios, Mohamed Choukri, Jabbar Yassin, Nedzad Maksumic, Toni Maraini, Dijana Odeley, Izet Saraijlic, Giuseppe Goffredo, Angela Biancofiore ed il nostro Hamid Larbi, con cui stabilii da subito un sodalizio artistico che ci portò a praticare readings in tandem, per festivals letterari e cantine alternative, lungo le province pugliesi dove fummo invincibili padroni delle notti. Hamid tirava fuori delle tasche fogli di carta, come bianche pistole, e iniziava la sua lettura sparando stelle, denunce, fiori, lacrime, sorrisi, rabbia e coccole come proiettili di zucchero e cicuta sull’intero suo (e nostro) amato Mediterraneo, mentre il pubblico e la luna rimanevano con gli occhi lucidi ed il fiato sospeso.
“Dottor Larbi, -chiese una sera un professore di lettere che era venuto ad assistere ad una nostra performance a Laterza, un paesino nel golfo di Taranto- dove posso acquistare un suo libro?”. Intervenni io, essendo del posto, annunciando che non era stato ancora edito alcun libro del dottor Larbi. “Peccato! –rispose il professore- Non pubblicare delle liriche così alte, è un vero peccato”. Sono ormai tante le persone che, come quel professore e me compreso, da anni vanno ponendo tale domanda a Hamid; finalmente, eccoci accontentati da questa sua opera prima, Ce champ de mots, della cui recensione lascerò che se ne occupino i critici di professione, mentre io mi limiterò a dichiarare, assumendomene ogni responsabilità, che questo libro presenta tutti i sintomi peculiari della poesia conclamata, poiché scritto da un rapitore d’arcobaleni, un angelo inquieto come il mio caro amico Hamid Larbi. E’ un libro, perciò, da consigliare a tutte quelle menti e cuori, non ancora fagocitati dalla tecnica e dal fatturato sociale, che conservano integra la capacità di tenere i piedi ben piantati nelle nuvole e sognare ancora.

Prefazione di Nunzio Tria



ANGELA GRECO


Angela Greco, classe '76, è nata a Massafra (Ta) dove vive con suo marito e il suo cane.
E’ un perito agrario con la passione dell’Arte, il Sud e i Cavalli.
Testarda quanto basta, con quest’opera realizza uno dei sogni che l’hanno da sempre accompagnata.

Lilla Rogèc abita in Provenza, vive nei colori, nei profumi e nelle sensazioni.
Schiva e riservatissima affida alla penna il suo contatto con il mondo.
Insegna scrittura creativa presso la sua abitazione, immersa nel verde tra rose e animali.


Angela Greco, insieme a Lilla Rogèc ha scritto:
Ritratto di ragazza allo specchio
Racconti
Lupo Editore 2008

Lo specchio, la sensualità corrodente, estenuante ed empatica, la ricerca della propria identità attraverso l’esperienza del mondo sono i tre pilastri sui quali si strutturano le trame di questi racconti brevi.
Ritratto di ragazza allo specchio è libro femminile per eccellenza, ma senza leziosità, né pronuncia da educanda o educatrice.
L’autenticità e il coraggio ne nutrono la struttura; la ricerca dell’identità ne disegna l’ambizione.
***
Diciassette cammei: diciassette ritratti dai colori vivi; il reale pennellato in modo chiaro e deciso. Un prisma che scompone il quotidiano, mettendo in luce sfumature avvolgenti catturate da una penna attenta, elegante e sagace capace di coinvolgere tutti i sensi.
Seducente.


Angelo DI PONZIO

Angelo Di Ponzio è nato a Taranto, 12 aprile 1966, dove vive ed esercita la professione di avvocato, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Parma. Le sue grandi passioni sono il calcio, la lettura e la scrittura. Ha collaborato per 4 anni con una testata giornalistica milanese (gruppo Repubblica) commentando settimanalmente il campionato di calcio di serie B.
Ha scritto “Cercando Claudia”, un romanzo d’amor-esistenziale

Cercando Claudia
Romanzo
di Angelo Di Ponzio
Antonio Dellisanti Editore - 2004














NUNZIO TRIA


Nunzio Tria

Nasce a Castellaneta il 7 gennaio 1956 e vive a Laterza (Ta).
Conseguito il diploma di maturità, si dedica agli studi umanistici divenendo promotore culturale e giornalista.
Nel 1983 – ‘89 fonda e dirige il circolo culturale “Nuova Alternativa”.
1994. Pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Io Contro"”, con l’edizione dell’Amministrazione comunale di Laterza e la prefazione della prof.essa Barbara Lomagistro.
1997. Suoi testi appaiono sulla Rivista Sperimentale del Nuovo Piano di Coscienza “L’Età dell’Acquario” – Breschi Editore, Grignasco (No).
1997. Pubblica il suo secondo libro di poesie “Sconcetti”, con l'Editrice Poiesis di Alberobello (Ba), con prefazione del poeta Giuseppe Goffredo.
1998. E’ cofondatore della rete dei Comuni, “Progetto Amor Loci”: Centro Internazionale per lo Studio, la Tutela e la Valorizzazione del Patrimonio Culturale dei Trulli, del Rupestre e delle Gravine, da Matera ad Alberobello.
Sempre nel ’98 partecipa alla “Lettura dei Poeti Mediterranei”, nell’ambito della IV edizione dei Seminari di Marzo in Puglia: “I Poeti per la pace”, con Tito Patrikios, Mohammed Choukri, Jabbar Yassin, Nedzad Maksumic, Toni Maraini, Dijana Ondeley, Izet Sarajlic, Angela Biancofiore, Giuseppe Goffredo e altri.
1999. Progetta e dirige la rassegna poetico-teatrale “Disfonie: pura azione poetica, urlata sottovoce per dare fiato alla nostra terra”, divenuto ormai un appuntamento culturale immancabile dell’estate laertina.
2000. Vince il Premio Letterario “Giuseppe Molino” a Messina.
2001. E’ inserito nell’Antologia di Poeti, “l’Anemone e la Luna”: quaderni dei Poeti La Vallisa, a cura del poeta prof. Daniele Giancane, per Besa Editrice.
2002. E’ presente nell’Antologia dei Poeti Contemporanei “L’inquieta Armonia”, coordinata dal poeta e critico letterario Angelo Lippo, per Portofranco Editrice.
2003. E’ pubblicato nell’Antologia, “La Parola Incantata”: quaderni dei Poeti La Vallisa, curata dal poeta prof. Daniele Giancane, per Besa Editrice.
Sempre nel 2003 vince il Concorso Nazionale di Poesia, “Emily Dickinson” 2^edizione, a Taranto.
2004. Pubblica la sua terza raccolta di poesie “Enucleo”, con la casa Editrice Campanotto (Udine) e la prefazione del noto e compianto critico d’arte Carlo Federico Teodoro.
2004-2007. Partecipa a numerosi readings di poesia, personali e collettivi, in diverse parti d’Italia.
Di Lui si sono interessati giornali e riviste di letteratura, locali e nazionali e giornalisti, artisti e critici d’arte come: Barbara Lomagistro, Franco Romano, Giuseppe Goffredo, Adele Carrera, Tony Volpe, Mauro Carrera, Gianni Amodio, Anna Sorn, Ariel Levi, Silvia Laddomata, Angelo Lippo, Daniele Giancane, Silvestro Sentiero, Giacomo Salvemini, Nicolas Papamicrulis, Bernardino Del Boca, Carlo Federico Teodoro e il grande poeta bosniaco scomparso Izet Sarajlic.
Sempre nel 2004 fonda e dirige il giornale mensile laertino “il mal’occhio”: volantone di disinformazione locale.
2005. Diviene corrispondente giornalistico per la testata provinciale TarantoSera.
2006. E’ ideatore e curatore della prima Antologia di Poeti LaertiniDi Noi le Urla e i Canti”, voluta dall’Amministrazione Comunale di Laterza e pubblicata da Dellisanti Editore – Massafra (Ta).
Sue sono le prefazioni ai libri: “Ce champ de mots” di Hamid Larbi (Algeria) edizioni Levant 2007 – Montpellier (Francia); “Scelta di donna”, di Patrizia Pavone, pubblicato nel 2007 da Dellisanti Editore – Massafra (Ta); “Ardimenti” Di Giovanni Amodio
Sempre nel 2007 è fondatore-regista della “Compagnia Teatro Instabile” di Laterza con cui mette in scena i propri testi.
2008. Svolge laboratori di lettura poetica "Disfonie a Scuola" nelle scuole medie inferiori e superiori sostenuti dal Crsec Puglia e dall’Amministrazione Comunale di Laterza.
Da ultimo, nel 2008, è cofondatore dell’Associazione artistico-culturale laertina “Interzona”.
2009. E’ caporedattore culturale del progetto Pis 13 Habitat Rupestre Puglia (www.habitatrupestrepuglia)
2010. E’ curatore dell’“Antologia dei Poeti Jonici(di prossima uscita).


Reading DISFONIE estate



Chiamami
Chiamami forte
perché io possa sentirti

Chiamami stella, drago, fontana
Chiamami ombrello, nella furia, in volo
Chiamami nello sprofondo, capricorno, respirando
Chiamami

Chiamami in pantofole, al mare, di notte
Chiamami nella nebbia, al dovere, piccolo
Chiamami al telefono, Vangelis, imbranato
Chiamami

Chiamami mentre parlo di composizione, del Burkina Faso, mentre mi rado, mentre mi danneggio, Chiamami!

Chiamami quando il vento ti scopre le gambe, quando nevica, quando prepari frittelle, quando hai voglia, Chiamami!

Chiamami
Chiamami in disparte, rivelami l’arcano e baciami
Chiamami nuda, al talamo d’amore uccidimi

Chiamami

Chiamami forte
perché io possa sentirti

Chiamami
perché sia subito poesia

perché io
non sia mai poeta.

Chiamami

CHARLES BUKOWSKI

Hank, un caso a parte

Charles Bukowski nacque ad Andernach, il 16 agosto del 1920, in Germania, da madre tedesca, e padre polacco-americano. All’età di due anni la sua famiglia si trasferì a Baltimora, nel Maryland, per poi spostarsi a Los Angeles, in California. Dopo essersi diplomato alla Los Angeles High School, Bukowski frequentò il Los Angeles City College per un anno seguendo corsi di arte, giornalismo e letteratura. All’età di 24 anni, Bukowski riuscì a far pubblicare un suo breve racconto, “Aftermath of a Lenghty Rejection Slip” e due anni dopo “20 Tanks From Kasseldown”, poi smise di scrivere per quasi un decennio. Passò questo periodo in parte a Los Angeles, e in parte vagabondando per gli Stati Uniti, vivendo di lavori saltuari e in economiche stanze in affitto. Nei primi anni cinquanta Bukowski ottenne lavoro come postino a Los Angeles, ma si licenziò dopo neppure due anni. Nel 1955 fu ricoverato per un’ulcera perforante che gli fu quasi fatale. Lasciato l’ospedale iniziò a scrivere poesie. Sposò la scrittrice e poetessa Barbara Frye nel 1957 ma divorziò nel 1959. Bukowski continuò a scrivere poesie e riprese a bere. Ritornò agli uffici postali di Los Angeles, dove lavorò come impiegato per più di dieci anni. Nel 1965 da Bukowski e Frances Smith nacque una bambina, Marina Louise Bukowski. Nel 1969 Bukowski si licenziò nuovamente per fare della scrittura la sua principale carriera, dopo aver ottenuto uno stipendio di 100$ al mese “a vita” da John Martin, editore del Black Sparrow Press. Aveva 49 anni. Meno di un mese dopo aver lasciato le poste, terminò il suo primo romanzo, “Post Office”, che lo rese celebre. Nel 1976 Bukowski incontrò Linda Lee Beighle, la proprietaria di un alimentari. Due anni dopo la coppia si trasferì nell’East Hollywood, dove Bukowski aveva vissuto la maggior parte della sua vita. La coppia si sposò nel 1985. Bukowski morì di leucemia fulminante il 9 marzo 1994 nell’ospedale di San Pedro in California all’età di 73 anni, poco dopo aver completato il suo ultimo romanzo, “Pulp”. Il rito funebre fu celebrato da un monaco buddista.


E così vorresti fare lo scrittore?

se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.

a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.

se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.

se lo fai per soldi o per
fama,
non farlo.

se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.

se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.

se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.

se stai cercando di scrivere come qualcun
altro,
lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.

se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono e noioso e
pretenzioso, non farti consumare dell’auto-
compiacimento.
le biblioteche del mondo sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.

a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.

a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.

quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.

non c’è altro modo.

non c’è mai stato.

Charles Bukowski


E' morto a 73 anni l'autore di "Storie di ordinaria follia".
Girovago, alcolista, rifiutato dalla società americana, conobbe la gloria in Europa. E divenne una leggenda.

di Fernanda Pivano

Charles Bukowski è morto l'altro ieri in un ospedale di San Pedro (California), dov'era ricoverato per leucemia. Aveva 73 anni. Dai suoi libri sono stati tratti due film famosi: "Storie di ordinaria follia" di Marco Ferreri e "Barfly" di Barbet Schroeder.
E' morto Charles-Henry-Hank Bukowski, sposato con la dolcissima Linda Lee Beighale, padre di una figlia ormai adulta avuta dalla prima moglie: è morto di leucemia o di polmonite o delle orribili cose di cui si muore a conferma che la vita non è così bella come cercavamo di fargli credere, circondato dai fiori coltivati da Linda e dai tre gatti raccolti qua e là perché non morissero di fame.
Ora arriveranno le cronache, i soliti pettegolezzi, li dovremo anche raccontare ma c'è una cosa che vorrei dire per prima: che Bukowski era un grandissimo scrittore, uno scrittore nato, un narratore della levature forse di un Hemingway, certo di Norman Mailer (e con l'ambizione di entrambi), uno scrittore nato che si metteva lì, con gli occhi socchiusi da animale braccato e quel sorriso alla Mickey Rourke, a rispondere sottovoce, lentamente a una domanda finché la risposta non prendeva forma e diventava intensa.
Così, presto, ci accorgevamo di ascoltare un racconto, di quelli che poteva benissimo pubblicare, intensi, disperati come tutto quello che scriveva, senza futuro, sempre intrisi di dolore, senza speranza e senza sorriso: solo in compagnia del vuoto di chi ha conosciuto la sabbia portata dal vento tra le immondizie e gli scarafaggi su pareti senza colore.
Passavo giornate intere con lui, dal tramonto quando tornava dalle corse, felice se guadagnava 25 dollari molto più se gli avevano stampato 500 mila copie di un libro. "Che cosa racconterai ora che hai raccontato tutto anche della tua infanzia?", gli chiedevo. "Non ti preoccupare", mi diceva sornione.
Avrà pubblicato anche la storia della sua morte? Da mesi non riuscivo a parlargli; rispondeva al telefono una voce femminile, forse era una governante, o un'infermiera, mai quella di Linda. Quando fecero a Venice un manifesto per la guerra del Golfo, Silvia Bizio, nostra comune amica, mi disse che Bukowski non andò, ma per la prima volta scrisse tre poesie contro la guerra. Le recapitò a Linda e Linda le lesse forte per lui. "Non stava bene", disse; e a Natale mandò a Silvia un biglietto di auguri, spiegando che Hank non era ancora guarito.
Voleva essere chiamato Hank; Henry non lo voleva perché glielo avevano dato i genitori, Charles era troppo solenne e poi quello preferito dagli editori. Questi erano Barbara e John Martin della Black Sparrow di Los Angeles, una piccolissima casa editrice di Santa Barbara nata nel 1966 quando Martin, allora capo di una ditta di forniture per uffici, vendette la sua collezione di "prime edizioni" e pubblicò il primo libro di un bevitore famoso, di quelli che bevono nei bar dei marinai, si azzuffano con tutti e finiscono a bere da soli distesi sul pavimento: era poesia esplicita e la prosa ricordava lo stile di Henry Miller. Martin gli offrì 100 dollari al mese perché lasciasse il suo lavoro di fattorino alle poste e lavorasse soltanto a un romanzo. Bukowski lo ascoltò e abbandonò l'impiego: alla fine di un gennaio telefonò dicendo che il romanzo era finito.
Con quella telefonata iniziò la sua carrira di scrittore e anche la fortuna dell'editore. John Martin così sintetizzò il loro incontro: "Il signor Rolls incontra il signor Royce". Intanto Bukowski si conquistò un pubblico facendo uscire qua e là frammenti e racconti sulle riviste che allora si chiamavano underground. La collaborazione più regolare fu quella con Open city, dopo quella al Los e al Los Angeles Free Press; su quel giornale tenne una rubrica chiamata Note di un vecchio sporcaccione che segnò il suo ingresso (1969) nella galleria di letterati della casa editrice di Lawrence Ferlinghetti, la City Lights Books. Il libro fu accolto con disprezzo dalla critica dell'establishment ma Bukowski aveva ormai un suo pubblico che lo andava ad ascoltare ai readings di poesia e non cercava soltanto in lui il "poeta" ma il "poeta maledetto".
Nel 1971 uscì Post Office, il suo primo romanzo, scritto in diciannove giorni, che racconta le sue avventure di postino con donne per lo più mitomani incontrate nelle ore di lavoro e rivela uno stile già molto scaltro nell'uso sia del linguaggio vernacolare sia di un'autoironia non ancora intrisa di cinismo ma già abbastanza densa da sfiorare una personalissima denuncia sociale mescolata ad un forte individualismo anarchico.
Nel 1980, quando facemmo un'intervista di 150 pagine, la sua adolescenza, la sua infanzia, la sua giovinezza, risultarono con una chiarezza ormai priva di dubbi; e intanto Bukowski continuava a regalarci storie su storie e due film dei quali chiacchieravamo nella sua stanza di soggiorno, dove un anno gli riempirono il camino di 51 bottiglie di birra (una di scorta) per festeggiare il cinquantesimo compleanno. Mi faceva cucinare da Linda un minuscolo pesce arrosto e beveva a tavola acqua di Perrier al sapore di cilegia. Poi ritornava a bere nel suo studio del primo piano dove da grande ubriaco si metteva a correggere con minuzia da stilista le pagine scritte la notte precedente.
Quando uscivo mi baciava la mano come uno studente inglese dell'800 e mi porgeva una rosa della sua siepe, lì sulla porta d'ingresso. Un giornalista italiano non ci credette; gli chiese se era vero. Bukowski insaccò il collo da King Kong come faceva quando gli giravano le scatole e disse: "Certo che è vero. Viene qui questa gentile signora che ha passato la vita ad aiutare i nostri libri in Italia: cosa volete che faccia, che la stupri?".

dal Corriere della Sera dell' 11 marzo 2005


Fottere

si sfilò il vestito
dalla testa
e vidi le sue mutandine
infilarsi in qualche modo
nell'inquine.

è soltanto umano.
adesso dobbiamo farlo.
devo farlo
dopo tutta questa scena.
è una festa -
due idioti in trappola.

sotto le lenzuola
dopo che avevo spento
la luce
ha ancora le mutande
addosso. si aspetta
un'overture.
non la condanno. ma
chiedersi perchè sia qui con
me? dove sono gli
altri?
come si fa a essere
così fortunati? aver qualcosa che gli altri
hanno abbandonato?

non dovevamo farlo
eppure dovevamo.
quasi come
guadagnare nuova credibilità
presso l'uomo
delle tasse. le sfilai le mutande.
decisi di non
slinguarla. ma ci penso
quand'è finita.
dormiremo insieme
stanotte
cercando di inserirci
nella carta da parati.

tento, fallisco,
noto i capelli sul suo
capo
noto soprattutto i capelli
sul suo
capo
e un barlume di
narice
porcina

ci riprovo.

Finale di "Un sorriso nel buio",
tratto da "Quando eravamo giovani" di Charles Bukowski,
a cura di Enrico Franceschini, per Feltrinelli



Notte imbecille

notte imbecille,
cvatappi come una nera chitarra,
la giornata stava vomitando l'inferno,
e tu ora vieni
scivolando giù dai tubi di scarico
svuotando la tua vescica
dappertutto,
e ho bevuto 9 bottiglie di birra
una pinta di vodka,
fumato 18 sigarette,
e tu sei ancora su di me,
tu fai sfilare i morti fuori sul
balcone del mio cervello;
vedo sopracciglia strappate; labbra, pantofole;
il mio amore, in una vecchia vestaglia, impreca,
mi ragiunge;
l'Esercito Confederato corre; Hitler
fa una piroetta... poi
i versi dei gatti in amore
mi salvano, mi risvegliano
... ancora un bicchiere,
ancora del fumo, e nel cassetto
la foto di una giornata in spiaggia
nel 1955... mio dio, come ero giovane allora,
senz'altro più giovane; e alla finesta,
una o due luci, la città è morta
tranne che per ladri e uomini delle pulizie,
e anch'io sono quasi morto, così
malandato, e alzo la bottiglia
nel centro della stanza
e tu sei dappertutto
nera notte imbecille,
sei sotto le mie unghie,
nelle orecchie e in bocca,
e qui ci reggiamo,
tu ed io, un gigante e un nanetto
chiusi nel disordine, e quando il
primo sole viene giù a mostrare i ragni
al lavoro, bruchi che si arrampicano su sottilissimi fili,
tu mi lascerai andare,
ma ora tu strisci nella tomba della mia bottiglia,
mi strizzi l'occhio e ti metti in posa, la tappezzeria ha
rose sbiadite, i ragni sognano
mosche piene d'oro, e io cammino di nuovo nella stanza,
accendo un'altra sigaretta, e sento che dovrei
diventare matto, ma non so proprio
come.

Tratto da "Notte imbecille" di Charles Bukowski,
a cura di Antonio Troiano per SugarcoEdizioni



Poesia per una signora molto affettuosa

Per favore tieni le tue mani di gelato
per il leopardo,
per favore tieni le tue ginocchia
lontano dalle mie spalle;
se le donne devono amarmi
io chiedo loro anche
di cucinarmi crauti per cena
e lasciarmi tempo
per giochi dorati
nella mente,
e tempo per dormire
o grattarmi
o rigirarmi su un fianco
come qualsiasi toro stanco
in qualsiasi prato stanco.

l'amore non è una candela
che si consuma -
lo è la vita,
e amore e vita non
sono lo stesso
o altrimenti,
potesse scegliere l'amore,
nessuno morirebbe mai.

che significa? significa:
lascia andare per un momento
la tua mano sul mio centro -
ti ho fatto del bene
come una pianta stentata
in montagna, così
per favore sii abbastanza gentile
da morire per un'ora
o 2,
o almeno
trova il tempo
per girare i
crauti.

Tratto da "Notte imbecille" di Charles Bukowski,
a cura di Antonio Troiano per SugarcoEdizioni



***
... poi la porta si aprì ed entrò
la morte.

"t'andrebbe un drink?"
le chiesi.

non rispose.

andai in cucina a vedere
se c'era da bere.

scorrevano i secoli.

e lei aspettava.


Hank il grande

Citazioni di Charles Bukowski
• Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso. (da Azione, in Niente canzoni d'amore)
• Venne il momento della prima corsa. Henry si avviò verso il settore dei solitari, dei dementi e della brutta gente, quella coi tacchi delle scarpe consumati e con quelle facce, derubate di tutto da tempo immemore, di tutto, salvo la determinazione a tirare avanti, anche senza la minima traccia di speranza o di musica, anche senza la minima speranza di vittoria. (da Azione, in Niente canzoni d'amore)
• Io non sapevo conversare né ballare. Tutti sapevano qualcosa che io non sapevo. (da Panino al prosciutto, Guanda, 2000)
• La morte non conta un cazzo quando ti serve un posto per dormire. (da Il momento della verità, in Poesie (1955-1973), a cura di Vincenzo Mantovani, Mondadori)
• La verità | sta | nelle sfumature.[1] (da La canzone dei folli, traduzione di E. Franceschini, Feltrinelli)
• Ospedali e galere e puttane: ecco le università della vita. Ho preso diverse lauree. Chiamatemi dottore. (da A sud di nessun nord)
• Quando la morte verrà a pigliarci, [...] ci sputerà via come un osso già spolpato e pulito da un pezzo, indurito e secco e... che cosa? E niente. (da Azione, in Niente canzoni d'amore)
• Quel bar non lo aveva mai visto così pieno. Sulla via per l'inferno c'è sempre un sacco di gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine.
Si spinse avanti a gomitate per prendere la sua vodka liscia. (da Azione, in Niente canzoni d'amore)
• Scarpe da lavoro | e io | dentro di loro | con tutte le luci | spente. (da Vagabondo, in Quando eravamo giovani, traduzione di Enrico Franceschini, Feltrinelli)
• Se vivi in un armadio con i topi e | mangi pane vecchio | ti vogliono bene. | In quel caso | sei un genio. (da Anima, in L'amore è un cane che viene dall'inferno, traduzione di Katia Bagnoli, SugarCo)
• Secoli di poesia | e siamo sempre | al punto di partenza. (da La poesia, in La canzone dei folli)
• I soldi sono una cosa seria. Qualcuno è convinto persino che parlino. (da Barfly)
• Il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non ti rendi conto che qualsiasi idiota può vivere così e che la maggior parte lo fa? (da Barfly)
• L'incertezza della conoscenza non era diversa dalla sicurezza dell'ignoranza. (da Taccuino di un vecchio sporcaccione)
• Un uomo o è un artista o una mezzasega, e non deve rispondere a nient'altro, direi, se non alla propria energia creativa. (da Urla dal balcone)
Confessioni di un codardo
• Il vero casino della vita, pensò, era dover fare i conti con i problemi altrui. (Un universo poco accomodante: p. 26)
• [Dopo averlo ucciso] Si sentì prendere da un improvviso rimorso. Che strano. Adesso gli voleva bene. Era stato un uomo particolare, un uomo d'eccezione, e famoso. Era invecchiato. Ma quella non era una colpa. Ora lei non voleva i suoi quattrini. Voleva solo che lui vivesse. Lo voleva vicino. Sentì un cane abbaiare in lontananza. il cane era vivo. Quando qualcosa è vivo è unico, straordinario, indipendentemente dalle circostanze. (La star: p. 45)
• Andò giù bene, ci voleva proprio. Naturalmente era da codardi sforzarsi di dimenticare l'incomprensibile, però necessario. (Che fine ha fatto quell'adorabile ragazza sorridente vestita di percalle?: p. 65)
• Harry sentì la quieta stolidità di Monk. Monk aveva vinto, da qualche parte era arrivato. Era adatto a qualcosa, come la chiave di una serratura che apre una certa porta. [...] Harry guardò Monk alzare la bottiglia e sorseggiare la birra. Era solo un atto che Monk effettuava, come grattarsi il naso. Non era avido di birra. Monk se ne stava semplicemente seduto con la bottiglia ed era appagato. E il tempo passava come la merda portata dal fiume. (Vita da barbone: p. 116 sg.)
Compagno di sbronze
Incipit
Danforth appese i corpi uno ad uno dopo che l'asciugatrice meccanica ebbe finito di strizzarli. Bagley sedeva ai telefoni. "quanti ne abbiamo fatti?"
"19. proprio una buona giornata."
"merda, è proprio cosí. sembra proprio una buona giornata. quanti ne abbiamo piazzati ieri?"
"14."
"discreto. discreto. se continuiamo così faremo un mucchio di grano. l'unica preoccupazione che ho è che potrebbero chiuder baracca in Vietnam," disse Bagley dei telefoni.
Citazioni
Era come fare un lancio col paracadute – se non si apre non ci si può mica incazzare con qualcuno. (La barba bianca)
• La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c'è bisogno di sprecare il tempo andando a votare.
• Passai accanto a 200 persone e non riuscii a vedere un solo essere umano. (Una pioggia di donne)
• Per me la mia merda puzza meglio, tranne quella di un cane.
• Se non vi è rimasta molta anima, e lo sapete, vi resta ancora dell'anima. (Un dollaro e venti centesimi)
Donne
• Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa.
• Presi la bottiglia e andai in camera mia. Mi spogliai, tenni le mutande e andai a letto. Era un gran casino. La gente si aggrappava ciecamente a tutto quello che trovava: comunismo, macrobiotica, zen, surf, ballo, ipnotismo, terapie di gruppo, orge, ciclismo, erbe aromatiche, cattolicesimo, sollevamento pesi, viaggi, solitudine, dieta vegetariana, India, pittura, scrittura, scultura, composizione, direzione d'orchestra, campeggio, yoga, copula, gioco d'azzardo, alcool, ozio, gelato di yogurt, Beethoven, Bach, Budda, Cristo, meditazione trascendentale, succo di carota, suicidio, vestiti fatti a mano, viaggi aerei, New York City, e poi tutte queste cose sfumavano e non restava niente. La gente doveva trovare qualcosa da fare mentre aspettava di morire. Era bello avere una scelta. Io l'avevo fatta da un pezzo, la mia scelta. Alzai la bottiglia di vodka e la bevvi liscia. I russi sapevano il fatto loro.
• «Umanità, mi stai sul cazzo da sempre». Ecco il mio motto.
• Voglio essere sepolto vicino all'ippodromo... per sentire la volata sulla dirittura d'arrivo.
[Charles Bukowski, Donne, traduzione di Marisa Caramella, TEA.]
Factotum
• Io continuavo a ripetermi che non tutte le donne erano puttane, solo le mie.
• La mia anima strafogata di birra è più triste di tutti gli alberi di Natale morti del mondo.
• «Mi sembri giù. Stai male?».
«La mia donna mi ha lasciato».
«Ne troverai un'altra e ti lascerà anche quella». (1996)
• Ogni uomo è un poeta. (1996)
• «Sei mai stato innamorato?»
«L'amore è per la gente vera».
«Tu sembri vero».
«La gente vera non mi piace».
«Non ti piace?»
«La odio».
Hollywood, Hollywood!
• "Anche Hank gioca," disse Sarah. "Punta sui cavalli. Ci va ogni volta che corrono."
François mi guardò. "Ah, i cavalli! E vinci?"
"Mi va di crederlo..."
• I soldi sono come il sesso, [...] sembrano molto più importanti quando non ce n'è.
• La poesia qualcosa vale, credetemi. Impedisce di impazzire del tutto.
[Charles Bukowski, Hollywood, Hollywood!, traduzione di Marco Amante, Feltrinelli.]
Il capitano è fuori a pranzo
• Agli scrittori piace soltanto la puzza dei propri stronzi.
• Gente che va su e giù per le scale mobili, negli ascensori, che guida automobili, le porte dei garage che si aprono schiacciando un pulsante. Poi vanno in palestra per smaltire il grasso. (26/9/91; 11:36 PM)
• Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo. Bene, ora si divora da solo.
• Il miglior lettore e il miglior essere umano sono quelli che mi fanno la grazia della loro assenza.
• Nella prossima vita voglio essere un gatto. Dormire venti ore al giorno e aspettare che ti diano da mangiare. Starsene seduti a leccarsi il culo. Gli umani sono dei poveretti, rabbiosi e fissati.
• Non ho mai trovato un vero amico. Con le donne, ogni volta era una nuova speranza, ma quello succedeva i primi tempi. Lo capii subito, smisi di cercare la "ragazza dei sogni"; me ne bastava una che non fosse un incubo.
• Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.
[Charles Bukowski, Il capitano è fuori a pranzo, traduzione di Andrea Buzzi, Feltrinelli]
>Musica per organi caldi
• "Come si immagina Dio?" "Capelli bianchi, barba lunga e niente uccello."
• Il genio è un uomo capace di dire cose profonde in modo semplice.
• L'amore è una forma di pregiudizio. Si ama quello di cui si ha bisogno, quello che ci fa star bene, quello che ci fa comodo. Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.
• L'uomo è la fogna dell'universo.
• La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno; mi sembra la soluzione più sensata.
• Mai fidarsi di quelli che vanno in giro in tuta.
• Non riesco a affrontare la vita, quando sono sobrio.
• Spero che la macchina parta. Spero che il lavandino non sia ingorgato. Sono contento di non essermi scopato una studentessa. Sono contento di avere problemi ad andare a letto con le donne che non conosco. Sono contento di essere un idiota. Sono contento di non sapere niente. Sono contento di non essere ancora morto. Quando mi guardo le mani e vedo che sono ancora attaccate ai polsi, mi dico che sono fortunato.
[Charles Bukowski, Musica per organi caldi, traduzione di M. G. Castagnone, Feltrinelli]
Post Office
• Finalmente inghiottì la sua lumaca. Poi si mise a studiare quelle che aveva nel piatto.
«Hanno tutte il loro minuscolo buco di culo! È orribile! Orribile!».
«Che cos'ha di orribile il buco del culo, tesoro?».
Si mise il tovagliolo davanti alla bocca. Si alzò e corse in bagno. Cominciò a vomitare. Le gridai dalla cucina: «Che cosa c'è che non va nel buco del culo, piccola? Tu ce l'hai il buco del culo e anch'io ce l'ho il buco del culo! Quando vai a comprare una bistecca di manzo, quel manzo aveva il buco del culo! Il mondo è pieno di buchi di culo! In un certo senso anche gli alberi hanno il buco del culo solo che non si vede, è coperto dalle foglie. Il tuo buco del culo, il mio buco del culo, al mondo ci sono miliardi di buchi di culo. Il presidente ha il buco del culo, il ragazzo del lavaggio macchine ha il buco del culo, il giudice e l'assassino hanno il buco del culo... Perfino Spilla Viola ha il buco del culo!»
• Be', presi il fascicolo dell'esame e associai tutti i dati da imparare al sesso e all'età. C'era un tizio che abitava in una casa con tre donne. Una la prendeva a cinghiate(il suo nome era quello della via e la sua età il numero della trasversale); a quell'altra leccava la fica(idem), e la terza invece se la scopava, semplicemente(idem). C'erano tutti questi finocchi e uno di loro (si chiamava Manfred Ave.) aveva 33 anni... eccetera, eccetera.
Sono certo che non mi avrebbero fatto entrare in quella gabbia di vetro se avessero saputo che cosa pensavo guardando tutte quelle cartoline. Mi sembravano tutti vecchi amici.
Eppure feci confusione, con qualcuna delle mie orge. La prima volta feci 94 su 100.
Dieci giorni dopo, quando ripetei la prova, sapevo alla perfezione chi faceva che cosa a chi.
Feci 100 su 100 in 5 minuti.
• Le donne erano destinate a soffrire; non c'era da meravigliarsi che volessero sempre grandi dichiarazioni d'amore.
• Sicuro? La sicurezza si poteva averla anche in galera. Tre metri quadrati tutti per voi senza affitto da pagare, senza conti della luce e del telefono, senza tasse, senza alimenti. Senza tassa di circolazione. Senza multe. Senza fermi per ogni guida in stato di ubriachezza. Cure mediche gratuite. La compagnia di persone con gli stessi interessi. Chiesa. Inculate. Funerali gratuiti.
• Le coperte erano scivolate via e io guardai quella schiena bianca, le scapole appuntite sembravano lì lì per trasformarsi in ali.
• Alle donne piacciono i lanci di biancheria sporca, gli urli, le tragedie. Poi gli scambi di promesse. Io non ero molto bravo, con le promesse.
Pulp
Incipit
Stavo in ufficio, il contratto d'affitto era scaduto e McKelvey voleva ricorrere al tribunale per sfrattarmi. Era una giornata infernale e il condizionatore d'aria era rotto. Sul piano della scrivania stava camminando lentamente una mosca. Allungai un braccio, abbattei il palmo aperto della mano e la spedii all'altro mondo. Mentre mi pulivo la mano sulla gamba destra dei pantaloni squillò il telefono.
Citazioni
• Cominciai a guardarle su per le gambe. Mi sono sempre piaciute le gambe. È stata la prima cosa che ho visto quando sono nato. Ma allora stavo cercando di uscire. Da quel momento in poi ho sempre tentato di andare nell'altra direzione, ma con fortuna piuttosto scarsa.
• Voglio dire, potrei essere chiunque, che importanza ha? Che cosa c'è in un nome?
• L'uomo nasce per morire. Che significato ha? Stare lì ad aspettare.
• L'inferno era come lo facevi tu.
• "Belane, sei svitato?" "Chi lo sa? La pazzia è relativa. Chi stabilisce la normalità?" "Non lo so"
• Figlio di puttana, l'uomo è nato per conquistare a fatica ogni centimetro di terreno. Nato per lottare, nato per morire.
• Il sesso era un trabocchetto, una trappola. andava bene per gli animali. Avevo troppo buon senso per sciocchezze simili.
• E me ne stavo lì a parlare con i morti.
• La mosca stava ancora camminando sulla scrivania. Arrotolai il "Racing Form", le diedi un colpo e la mancai. Non era la mia giornata. Né la mia settimana. Né il mio mese. Né il mio anno. Né la mia vita. Accidenti.
• Ma il pericolo mi piaceva molto. Mi faceva fischiare le orecchie e stringere il buco del culo. Si vive una volta sola, giusto? A parte Lazzaro. Povero babbeo, lui è dovuto morire due volte. Ma io ero Nick Belane. Si fa solo un giro, sulla giostra. La vita era degli audaci.
• Il giorno dopo mi recai alle Pompe Funebri Porto d'Argento a controllare la situazione. Un settore maledettamente redditizio, quello... niente periodi morti.
• Lo strizzacervelli non sapeva che l'attesa è una di quelle cose che fa impazzire la gente? La gente aspettava per tutta la vita. Aspettava per vivere, aspettava per morire.
• Controllai la fondina. C'era. Nascosta. La migliore erezione che possa avere un uomo.
• A volte le cose sono proprio come sembrano, ecco tutto.
• Il migliore interprete dei sogni è chi li fa.
• La maggior parte della gente era matta. E la parte che non era matta era arrabbiata. E la parte che non era né matta né arrabbiata era semplicemente stupida.
• Ed eccola là, sul divano davanti a me: la signora Morte. Non era mai stata così bella. Che bambola. Non ti lasciava mai nei pasticci. Meglio dell'oro.
• Non arrivavo da nessuna parte, e neanche il resto del mondo, per quello. Stavamo tutti in giro in attesa di morire e nel frattempo facevamo alcune cosette per riempire lo spazio. Certuni non facevano neanche le cosette. Eravamo delle verdure.
• Controllai che nel cassetto della scrivania ci fosse la Luger. Era lì, bella come un quadro. Di nudo.
• Ero dotato, sono dotato. A volte mi guardo le mani e mi rendo conto che sarei potuto diventare un grande pianista o qualcosa del genere. Ma che cos'hanno fatto, le mie mani? Mi hanno grattato le palle, hanno scritto assegni, hanno allacciato scarpe, hanno tirato la catena del water ecc. Ho sprecato le mani. E la testa.
• Poi la porta si spalancò. Ed entrò quella donna. Tutto quello che posso dirvi è che ci sono miliardi di donne, sulla terra, giusto? Certune sono passabili. La maggior parte sono abbastanza belline, ma ogni tanto la natura fa uno scherzo, mette insieme una donna speciale, incredibile. Cioè, guardi e non ci puoi credere. Tutto è un movimento ondulatorio perfetto, come l'argento vivo, come un serpente, vedi una caviglia, un gomito, un seno, un ginocchio, e tutto si fonde in un insieme gigantesco, provocante, con magnifici occhi sorridenti, bocca leggermente piegata in giù, labbra atteggiate in modo che sembrano scoppiare in una risata alla tua sensazione di impotenza. E sanno vestirsi, e i loro lunghi capelli incendiano l'aria. Troppo di tutto, accidenti.
Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle
• Detesto i prati. Tutti hanno un prato con l'erba. [...] E quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri.
• C.B.: Non cerco mai di migliorarmi o di imparare qualcosa, rimango esattamente come sono. Non sono uno che impara, sono uno che evita. Non ho voglia di imparare, mi sento perfettamente normale nel mio modo pazzo.
F.P.: Ma cosa eviti?
C.B.: Di diventare come gli altri.
• C.B.: Se hai stile hai il tuo metodo che continua mentre tutte le cose vacillano. Mi segui?
F.P.: Sì.
C.B.: Non c'è altro. È molto semplice.
F.P.: Ma lo stile di vita? Cambia anche questo?
C.B.: Il mio non cambia granché. Mi limito a bere cose diverse.
[Charles Bukowski, Fernanda Pivano, Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle: Fernanda Pivano intervista Charles Bukowski, Feltrinelli.]
Shakespeare non l'avrebbe mai fatto
• Avevo bisogno di una birra come base per ricominciare.
• Aspettavano di morire ma non avevano una fretta particolare; c'erano molte cose su cui pensare.
• Tentai il suicidio 2 o 3 volte ma fallii per una ragione o l'altra: semplicemente, non ero un buon suicida professionista.
• Credo che non viaggerò mai più. Viaggiare non è altro che una seccatura: di problemi ce ne sono sempre più che a sufficienza dove sei.
• Pareva autentico. Ma tante cose paiono autentiche, come le lapidi.
• Avevo tenuto molti reading, cominciando dalle librerie, poi le università, infine i night club.
• Se una donna vuol vendere parte del suo corpo probabilmente non è molto diverso da un violinista che dà un concerto... è la sopravvivenza nel modo che si conosce, la morte arriverà ma è meglio giocarla e farla aspettare ancora un po'.
• Eravamo di nuovo in America e il tassametro ticchettava e tutto quello che avevo da fare era scrivere ancora una volta.
Sotto un sole di sigarette e cetrioli
• A volte penso a questa o a quell'altra delle mie donne. Mi domando cosa speravamo quando abitavamo insieme con la testa a pezzi come la 4a gamba di quel cavallo.
• Il mondo è meno di una lisca di pesce.
• Ai miei 3 gatti sono state tagliate le palle. Adesso se ne stanno accucciati e mi guardano con gli occhi svuotati di tutto tranne che la voglia di uccidere.
• Dicono che l'acqua abbia sorretto Cristo: per uscirne indenni spero che siate quasi altrettanto fortunati.
• Io vedo dove Brigitte Bardot s'è tagliata i polsi e ha preso delle pillole, ma come noialtri si arrangerà a continuare nonostante tutto.
• Mentre il mio spirito se ne va in macchina lungo il mare su strade sterrate rognose più tossiche di un sigaro scadente e mentre continuo ad andare solo e spensierato le case dei ricchi su in alto sembrano folli, annebbiate e atterrite sulle cime delle piatte montagne.
• Quello che più mi piace, mi sa, è che nel tempo tutto si risolve, si aggiusta, si cicatrizza, indipendentemente da quel che penso o faccio.
• Datemi la carica come a un giocattolo, fatemi cadere oltre il bordo del tavolino da caffè dove il cielo si butta in mare – verso l'ultima fine indicibile.
• Mi sono trovato a camminare in un mare di fango sotto una pioggia fine e ho pensato, caspita, devi essere matto come dicono altrimenti perché continueresti a camminare in questo fango?
• Io sono il lungo ritorno a casa in macchina al buio, sotto la pioggia, io sono decenni e decenni di corse fatte e vinte e perse e corse di nuovo e io sono me stesso seduto con in mano un programmo e le liste di partenza.
• L'unico atto poetico necessario è la scrittura della poesia, e tutto quello che viene dopo è propaganda.
• Essere molto malati ed essere morti sono condizioni molto simili agli occhi della società.
• Non possiamo ingannare la morte ma possiamo farle fare così tanta fatica che quando arriverà a prenderci saprà di avere ottenuto una vittoria altrettanto perfetta della nostra.
• È questa la nostra nuova civiltà: come gli uomini una volta vivevano sugli alberi e nelle caverne adesso vivono in automobile e sull'autostrada.
• Ti trovi a uscire in retromarcia entrando nella vita stessa.
• E in qualche modo riuscirai a superare i giorni vuoti e i giorni pieni e i giorni noiosi e i giorni detestabili e i giorni straordinari, tutti così piacevoli e così deludenti perché noi siamo tutti così simili e così diversi.
• Resistere significa semplicemente tirare fuori i coglioni e meno sono le chance più dolce è la vittoria.
• Nuove avversità arrivano come un treno in orario.
[Charles Bukowski, Sotto un sole di sigarette e cetrioli, traduzione di Damiano Alberti, Minimum fax, 2005]
Storie di ordinaria follia
Cass era la più giovane e la più bella di 5 sorelle. Cass era la più bella ragazza di tutta la città. Mezzindiana, aveva un corpo stranamente flessuoso, focoso era e come di serpente, con due occhi che proprio ci dicevano. Cass era fuoco fluido in movimento. Era come uno spirito incastrato in una forma che però non riusciva a contenerlo. I capelli neri e lunghi, i capelli di seta, si muovevano ondeggiando e vorticando come il corpo volteggiava. Lo spirito, o alle stelle o giù ai calcagni. Non c'era via di mezzo, per Cass. C'era anche chi diceva ch'era pazza. Gli imbecilli lo dicevano. Gli imbecilli non potevano capirla.
Citazioni
• Accavallò le gambe e si tirò su la gonna. Si può andare in paradiso anche prima di morire. (La vita in un casino del Texas)
• Anche un pochino di vita ti è cara, quando sei alla fine della vita. (Sei Pollici)
• "Che differenza c'è fra poesia e prosa?" "La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ci mette un bel po'." (Nascita, vita e morte di un giornale underground)
• "Come mai, la cravatta?" "La lampo dei calzoni è difettosa. Le mutande, troppo strette. L'estremità della cravatta mi copre il pelo sopra l'uccello." (Un matrimonio Zen)
• Bukowski detto Gambe d'Elefante, il fallito. (Tre donne)
• I nostri peccati vengon fabbricati in cielo per creare il nostro inferno, di cui evidentemente abbiamo bisogno.
• Il codardo è uno che prevede il futuro. il coraggioso è privo d'ogni immaginazione.
• Il guaio di ogni aforisma, di ogni affermazione, è che può facilmente diventare una mezza verità, una fregnaccia, una bugia o un appassito luogo comune.
• L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino.
• La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto. (Fica a stufo)
• Le due più grandi invenzioni dell'uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina. (Rosso come un giaggiolo)
• Mi guardai intorno. Non c'era nessuna donna, lì in quel caffè. Ripiegai sulla cosa che sta al secondo posto in graduatoria: sollevai il mio bicchiere e lo scolai. (Vita e morte all'ospedale dei poveri)
• Mostratemi un uomo che abita solo e ha la cucina perpetuamente sporca e, 5 volte su 9, vi mostrerò un uomo eccezionale. Charles Bukowski, 27 giugno 1967, alla 19° birra. (Troppo sensibile)
• Mostratemi un uomo che abita solo e ha una cucina perpetuamente pulita, 8 volte su 9 vi mostrerò un uomo detestabile sul piano spirituale. Charles Bukowski, 27 giugno 1967, alla 20° birra. (Troppo sensibile)
• Ognuno di noi ha i suoi inferni, si sa. Ma io ero in testa, di tre lunghezze sugli inseguitori.
• Qualsiasi cosa, del resto, è una perdita e spreco di tempo: tranne fottere di gusto o creare qualcosa di buono o guarire o correr dietro a una specie di fantasma-amore-felicità. Tanto tutti finiamo nel mondezzaio della sconfitta: chiamala morte, chiamala errore. Io non son bravo con le parole. Direi però, dato che tutti ci s'adatta alle circostanze, che certe cose accrescono la tua esperienza, anche se magari non si tratta di saggezza. È possibile peraltro che uno resti per tutta la vita nell' errore, vivendo in uno stato come d'intontimento o di paura. Ne avrete viste, di queste facce. Io ho visto la mia. (Altra storia di cavalli)
• Solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare.
• Tanta gente urla la verità, ma senza stile è inutile, non serve. (Noie alla batteria)
• Tutti abbiamo udito la donnetta che dice: "oh, è terribile quel che fanno questi giovani a se stessi, secondo me la droga è una cosa tremenda." poi tu la guardi, la donna che parla in questo modo: è senza occhi, senza denti, senza cervello, senz'anima, senza culo, né bocca, né calore umano, né spirito, niente, solo un bastone, e ti chiedi come avran fatto a ridurla in quello stato i tè con i pasticcini e la chiesa. (Il gran gioco dell'erba)
Taccuino di un vecchio sporcaccione
Incipit
un figlio di puttana si era rifiutato di scucire il grano, tutti che dicevano d'essere al verde, il pokerino era finito, io ero lì seduto col mio fratellino Elf, Elf era un ragazzo svampito, svaccato in toto, era stato a letto per anni a spremersi le palle gommose, a fare esercizi folli, e quando poi era sceso dal letto era più largo che lungo, un bruto sorridente tutto muscoli che voleva fare lo scrittore ma suonava un po' troppo come Thomas Wolfe e, a parte Dreiser, T. Wolfe è proprio il peggior scrittore che sia mai nato in America, e io colpii Elf dietro l'orecchio e la bottiglia cadde giù dal tavolo.
Citazioni
• «Che differenza c'è tra un galeotto e l'uomo della strada?» «il galeotto è un perdente che ha tentato.»
• L'amore è una strada discretamente significativa; il sesso è abbastanza significativo.
• Le donne sono animali fondalmentalmente stupidi ma si concentrano sul maschio con un impegno così totale da riuscire spesso a sconfiggerlo quando lui pensa ad altro.
• «Marty è pieno di sangue, no?» «ma sicuro.» «è di quello che siamo fatti noi?» «soprattutto di quello.» «di cosa soprattutto?» «soprattutto di sangue, ossa e dolore.»
• Non posso dirvi perché dovessi bere così tanto prima di sbronzarmi. forse per via della mia gran rabbia o del grande dolore, oppure perché mi mancava un pezzo del cervello-anima. forse per via di tutte e due le cose.
• Mi annoiano a morte quegli intelletti preziosi che devono dir diamanti ogni volta che aprono bocca. m'annoio a dover lottare per ogni alito di vento che faccia respirar la mente. ecco perché mi sono tenuto lontano dalla gente per così tanto tempo. e adesso che vado in società, scopro che devo tornare nella mia caverna. ci sono altre cose oltre alla mente: gli insetti, i palmizi, i macinini da pepe, e io terrò un macinino da pepe nella mia caverna. così, allegria.
• Trovai l'ultimo bicchiere di vino mescolato a cenere di sigaro e tristezza.
• Avrei potuto gridare per strada qualsiasi cosa senza che nessuno mi sentisse, senza che nessuno alzasse un dito. non si può dire che avrebbero dovuto. non chiedevo amore. ma c'era qualcosa di molto strano. i libri non ne avevano mai parlato. i genitori non ne avevano mai parlato. i ragni sì. vaffanculo.
• Avrei potuto star seduto lì per un po' e respirare il puzzo, forse farci qualcosa con dio, forse dargli una chance. tirai a me il battente.
• Ecco di cosa avevano paura gli uomini. non solo di essere rinchiusi una volta per tutte. ma anche di non avere un solo amico. così, non meravigliatevi, pensai, una situazione così TI FA venire lo scagnazzo. ti può AMMAZZARE. il loro trucchetto semplice semplice è quello di farti entrare nella civiltà e di bloccarti dentro. di obbligarti ad aver tessere d'ogni tipo nel portafoglio. soldi. assicurazione. automobile. letto. finestra. cesso. gatto. cane. piante. strumenti musicali. certificato di nascita. cose con cui incavolarsi. nemici. seguaci. sacchi di farina. stuzzicadenti. culo non affetto da contagio. vasca da bagno. macchina fotografica. sciacqui per bocca. oh mio dio, ooo. serratura (tuffatici dentro, nuotaci dentro, grattagli la schiena) (tutto quel che avete – infilatevi nel cuore cose come un paio di pinze, ali di gomma, un cazzo di ricambio nella cassetta dei medicinali.
• Fiutavo la morte nell'aria. e adesso che la fiutavo non ero poi così sicuro che avesse un buon profumo
• Era bello. che fosse lei a stringermi. a lasciar perdere le parole.
• Ero troppo ubriaco per lamentarmi: sentivo solo il morso e la tristezza selvaggia di un'altra buona cosa persa per sempre.
• Non potevo far altro che scolare la lattina di birra e aspettare che cadesse l'atomica.
• Si chiamava Henry Beckett ed era un lunedì mattina, si era appena alzato, guardò fuori dalla finestra, vide una donna con una minigonna cortissima, e pensò, mi ci sto quasi facendo il callo, peccato. eppure una donna deve avere qualcosa adosso altrimenti non c'è niente da toglierle. la carne cruda è solo carne cruda.
• Sembrava più bella che mai. una bionda tiziano che scoppiava di vita; il naso un po' troppo berutto, un po' troppo grosso, ma una volta che ci avevi fatto l'abitudine, finivi per amare anche quello. sentiva il cuore che ticchettava come una bomba ad orologeria in uno sgabuzzino vuoto. era come se qualcuno gli avesse scodellato via le budella e che solo il cuore si trovasse al solito posto, a gemer vuoto.
• Quando arrivai a New Orleans mi assicurai di non alloggiare in un casino, anche se tutta la città ci assomigliava.
• Le feci tener su le calze e le scarpe coi tacchi alti. sono un freak. il corpo al naturale non lo reggo, ho bisogno di farmi ingannare. gli psichiatri hanno un termine specifico per questo, e io ho un termine specifico per gli psichiatri.
• E così per alcuni scrittori, incluso quell'impertinente glorioso di Bukowski, il sesso è ovviamente tragicomico. non ne scrivo come di uno strumento ossessivo. ne scrivo come di una risata su un palcoscenico su cui dovete finire per piangere anche voi, come di un intermezzo, tra un atto e l'altro.
• è possibile amare un essere umano?
naturalmente, soprattutto se non lo si conosce troppo bene.
Note
1. Potrebbe non essere originale; la citazione "La verità sta sovente nelle sfumature" è presente in opere antecedenti alla nascita di Bukowski.
2. La citazione non è tuttavia originale, in quanto in lingua inglese (Every man is a poet) compare in opere antecedenti alla sua nascita.
3. Frase riportata anche in Donne.


Bibliografia

Romanzi
- Post Office, 1971 ("Post Office" Tasco, poi Guanda,'99)
- Factotum, 1975 ("Factotum" Tasco, poi Guanda,'96)
- Women, 1978 ("Donne" Tasco, poi Guanda,'95)
- Ham on rye, 1982 ("Panino al prosciutto" SugarCo, poi Guanda,2000)
- Hollywood, 1989 ("Hollywood, Hollywod!" Feltrinelli,'90)
- Pulp, 1994 ("Pulp" Feltrinelli,'95)
Raccolte di poesie
- Flower, fist and bestial wail ,1960
- Longshot poems for brike players , 1962
- Run with hunted, 1962
- * It catches my heart in its hands, 1963
- * Crucifix in a Deathhand, 1965
- Cold dogs in the courtyard, 1965
- The genius of the crowd, 1967
- 2 poems, 1967
- The curtains are waving and people walk trough / The afternoon / Here and in Berlin and in New York City and in Mexico, 1967
- * At terror street and agony way, 1968
- Poems written before jumping out an 8 storey window, 1968
- * The days run away like wild horses over the hills, 1969 (E' la prima importante antologia di poesie pubblicata dalla Black Sparrow Press che pubblicherà in seguito gran parte delle opere di Bukowski)
- If we take, 1970 (stampato come regalo di capodanno)
- Fire station, 1970 (edizione limitata, 1 poesia)
- Me and your sometimes love poems, 1972 (scritto con Lina King)
- * Monkingbird wish me luck, 1972
- * Burning in the water, drawing in the flame: poems 1955 -1973, 1974
(* = tutti parzialmente pubblicati in "Poesie 1955 - 1973", Mondadori, 1979)
- Tough company, 1976 (stampato come regalo di capodanno)
- Scarlet, 1976 (poesie su Pamela Miller, Cupcakes in "Donne")
- Art, 1977 (stampato come regalo di capodanno)
- Love is a dog from hell: poems 1974 - 1977, 1977 (parzialmente pubblicato in "L'amore è un cane che viene dall'inferno" SugarCo,1991è considerata la migliore raccolta poetica di Bukowski.)
- A love poem, 1979 (stampato come regalo di capodanno)
- Play the piano drunk / Like a percussion instrument / Until the fingers begin to bled a bit , 1979
- Dangling in the Tournefortia, 1981
- The last generation, 1982 (stampato come regalo di capodanno)
- Sparks, 1983 (stampato come regalo di capodanno)
- War all time: poems 1981 - 1984, 1984
- You get so alone at times that it just makes sense, 1988 ("Tutto il giorno alle corse dei cavalli e tutta la notte alla macchina da scrivere" Minimum Fax, 1999)
- The roominghouse madrigals: early selected poems 1946 - 1966 , 1988 ("Notte imbecille", "Non c'è niente da ridere", "Nato per rubare rose", sottotitolati "Madrigali da una camera in affitto", SugarCo, '93, '96, '97) le poesie degli esordi di Bukowski, raccolte dal suo editore John Martin tra tutte le piccole riviste letterarie con cui cominciò a collaborare all'inizio della sua carriera.
- In the shadow of the rose, 1991 (edizione limitata, dedicata all'amico Sean Penn)
- Three by Bukowski, 1992 (edizione a tiratura limitata)
- The last night of the Earth poems, 1995 ("Si prega di allegare 10 dollari per ogni poesia inviata", "Evita lo specchio e non guardare quando tiri la catena", "Seduto sul bordo del letto mi finisco una birra nel buio"Minimum Fax, 2001, 2002, 2003) ultima raccolta di poesie pubblicate mentre era ancora in vita.
- Those marvelous lunches, 1993 (stampato come regalo di capodanno)
- Heat wave, 1995 (edizione limitata, illustrata da Ken Price e venduta a collezionisti, 3500$ la copia)
- A new war, 1997 (stampato come regalo di capodanno)
- Bone palace ballet: new poems, 1997 ("Quando eravamo giovani" Feltrinelli, 1999) inediti pubblicati dopo la sua morte.
- The Night Torn Mad With Footsteps ("Santo cielo, perché porti la cravatta?" e "Quando mi hai lasciato, mi hai lasciato tre mutande"Minimumfax, 2003 e 2004.
- "Sotto un sole di sigarette e cetrioli" Minimumfax, 2005

Raccolte di poesie e racconti
- Horsemeat, 1982 (edizione numerata con foto)
- Septuagenarian stew: Stories and poems, 1990 (i racconti in "Niente canzoni d'amore" Mondadri, 1993; le poesie in "La canzone dei folli","Il grande" Feltrinelli, 2000, 2001, 2002)
- Betting on the muse: poems and stories, 1996 ("Le ragazze che seguivamo" Guanda,1998) poesie pubblicate postume da John Martin.

Racconti

- Confessions of a man insane enough to live with beasts, 1965; All the assholes in the world and mine, 1969; (ristampati in South of no north)
- Notes of a dirty old man, 1969 ("Taccuino di un vecchio sporcaccione" Guanda, 1979) sono gli articoli scritti da Bukowski per la rivista underground "Open City".
- A Bukowski sampler, 1969
- Erections, ejaculations, exhibitions an general tales of ordinary madness, 1972 ("Storie di ordinaria follia", "Compagno di sbronze", Feltrinelli, 1975, 1979)
- South of no north, 1973 ("A sud di nessun nord" Guanda,1998)
- Bring me your love, 1983 (un solo racconto illustrato da R.Crumb)
- Hot water music, 1983 ("Musica per organi caldi" Feltrinelli, 1984)
- There'no business, 1984 (un solo racconto illustrato da R.Crumb)
- Confessions of a coward, 1995 ("Confessioni di un codardo" Guanda )
Altro
- Dear Mr Bukowski, 1979 (fumetti e testo, solo 50 copie)
- The day it snowed in L.A., 1986 (fumetti e testo)
- The wedding, 1986 (testo e foto, edizione limitata stampata in occasione del suo matrimonio con Linda Lee Beighle, agosto '85)
- The movie: Barfly, 1987 ("L'ubriacone-Barfly" SugarCo, sceneggiatura dell'omonimo film di B.Schroeder con Mickey Rourke e Faye Dunaway)
- Shakespeare never did this, 1995 ("Shakespeare non l'avrebbe mai fatto" Feltrinelli, diario in cui descrive i viaggi in Europa nel 1978)
- The captain is out to lunch and the sailors have taken over the ship, 1997 ("Il capitano è fuori a pranzo" Feltrinelli, diario del suo ultimo anno di vita)

Lettere
- The Bukowski /Prudy letters: '64-'74, 1983 (corrispondenza con il poeta canadese Al Prudy)
- Screams from the balcony: selected letters '60-'70, 1993 ("Urla dal balcone" Minimum Fax)
- Living on luck: selected letters '60-'70 vol.2 ("Birra, fagioli, crackers e sigarette" Minimum Fax, 2002)

Libri su Bukowski usciti in Italia
- Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle, Feltrinelli, intervista di Fernanda Pivano
- La sconcia vita di Charles Bukowski, di Jim Christhy. Feltrinelli (biografia e foto)
- Bukowski, di Howard Sounes, Guanda (biografia, molto più precisa)
- Bukowski, una vita per immagini, di H.Sounes (fotografie)

Film
- Storie di ordinaria follia, di M.Ferreri, 1981, con Ben Gazzara
- Barfly, di B.Schroeder, 1986, con M.Rourke e F.Dunaway, sceneggiatura di C.Bukowski
- Factotum, di Bent Hamer, 2005, con Matt Dillon, Lili Taylor

Bibliografia

• Charles Bukowski, A sud di nessun nord, traduzione di Mariagiulia Castagnone, TEA, 2003.
• Charles Bukowski, Compagno di sbronze, traduzione di Carlo A. Corsi, Feltrinelli, 2000. ISBN 8807809788
• Charles Bukowski, Confessioni di un codardo, TEA, 2000. ISBN 88781887151
• Charles Bukowski, Factotum, Guanda, 1996.
• Charles Bukowski, Factotum, TEA, 1999. ISBN 8878186104
• Charles Bukowski, Niente canzoni d'amore, traduzione di Giovanni Luciani, TEA, 2005.
• Charles Bukowski, Post Office, Guanda, 1999. ISBN 8877467630
• Charles Bukowski, Pulp. Una storia del XX secolo, traduzione di Luigi Schenoni, Feltrinelli, 1995. ISBN 8807700603
• Charles Bukowski, Shakespeare non l'avrebbe mai fatto, traduzione di Silvia Accardi, SugarCo Edizioni, 1979.
• Charles Bukowski, Storie di ordinaria follia. Erezioni, eiaculazioni, esibizioni, traduzione di P. F. Paolini, Feltrinelli, 1989. ISBN 8807808161
• Charles Bukowski, Taccuino di un vecchio sporcaccione (1969), a cura di Carlo A. Corsi, TEA, 1997. ISBN 8878194433
C B

ROCK POETRY


Bob Dylan

Bob Dylan, al secolo Robert Zimmermann, nasce il 24 maggio del 1941 a Duluth, Minnesota. A 6 anni si trasferisce a Hibbing, al confine con il Canada, dove inizia a studiare pianoforte e a fare pratica su una chitarra acquistata per corrispondenza. Già a dieci anni scappa di casa, dalla sua cittadina mineraria di confine col Canada per andare a Chicago.
Preso dalla musica, gira per l'america solo e senza un soldo. E' di fatto un menestrello ambulante, in questo emulo di un suo grande idolo e modello, Woody Guthrie. Nel 1959 trova il suo primo impiego fisso in un locale di strip-tease. Qui è costretto ad esibirsi fra uno spettacolo e l'altro per intrattenere il pubblico, che però non mostra di apprezzare un gran che la sua arte. Anzi, spesso lo fischia e lo prende a male parole. I suoi testi, d'altronde, non possono certo cogliere gli stati d'animo di rozzi cowboy o duri camionisti. Nell'autunno del '60 si realizza un suo sogno. Woody Guthrie si ammala e Bob decide che questa può essere l'occasione propizia per conoscere finalmente il suo mito. Molto coraggiosamente, si fa annunciare nell'ospedale del New Jersey dove trova un Guthrie malato, poverissimo e abbandonato. Si conoscono, si piacciono e ha così inizio un'intensa e vera amicizia. Sulla spinta degli incoraggiamenti del maestro, inizia a girare i locali del Greenwich Village.
In breve cresce l'attenzione nei suoi confronti (partecipa ad alcuni festival folk assieme ai grandi del genere come Cisco Houston, Ramblin' Jack Elliott, Dave Van Ronk, Tom Paxton, Pete Seeger e altri) ottenendo anche un provino con il boss della Columbia John Hammond che si tramuta subito in un contratto discografico. Registrato alla fine del 1961 e pubblicato il 19 marzo 1962, l'album d'esordio Bob Dylan è una raccolta di brani tradizionali (tra cui la celebre House Of The Rising Sun, ripresa in seguito dal gruppo The Animals e In My Time Of Dyin, bersaglio di una rivisitazione anche da parte dei Led Zeppelin nell'album del 1975 Physical Graffiti) per voce, chitarra e armonica. Due sole le canzoni originali scritte da Dylan: Talkin' New York e l'omaggio al maestro Guthrie Song To Woody.
A partire dal 1962 comincia a scrivere una gran quantità di brani di protesta, canzoni destinate a lasciare il segno nella comunità folk e a diventare dei veri e propri inni dei militanti per i diritti civili: ne fanno parte Masters Of War, Don't Think Twice It's All Right, A Hard Rain's A-Gonna Fall e, soprattutto, Blowin' In The Wind.
Dopo più di trent'anni, diventato ormai un mito, un'icona popolare senza eguali (si parla addirittura di una sua candidatura al Premio Nobel per la letteratura), nel 1992 la sua casa discografica, la Columbia, decide di organizzare un concerto in suo onore al Madison Square Garden di New York City: l'evento è trasmesso in mondovisione e diventa sia un video che un doppio CD intitolato Bob Dylan - The 30th Anniversary Concert Celebration (1993). Sul palco, tutti nomi leggendari del rock americano e non; da Lou Reed a Stevie Wonder da Eric Clapton a George Harrison ad altri ancora.
Nel giugno 1997 è improvvisamente ricoverato in ospedale per una rara infezione cardiaca. Dopo le apprensioni iniziali (dovute anche allo stillicidio di notizie attendibili riguardanti le sue reali condizioni di salute), nel giro di poche settimane vengono annunciati per settembre la ripresa dell'attività concertistica e, finalmente, la pubblicazione (più volte rimandata) di un nuovo album di canzoni originali in studio. Poco dopo, quasi completamente riabilitato, prende parte ad uno storico concerto per Giovanni Paolo II in cui si esibisce di fronte al pontefice. Nessuno avrebbe mai detto di poter vedere una scena simile. Il menestrello pero, alla fine della sua esibizione, si toglie la chitarra, si dirige verso il pontefice, e togliendosi il cappello, gli prende le mai ed effettua un breve inchino. Un gesto davvero inatteso da parte di chi, per dirla con le parole di Allen Gisberg (riportate da Fernada Pivano, la grande americanista amica dei Beats): " [Dylan]...rappresenta la nuova generazione, quello è il nuovo poeta; [Ginsberg] mi chiedeva se mi rendevo conto di quale mezzo formidabile di diffusione disponesse adesso il messaggio grazie a Dylan. Ora, mi diceva, attraverso quei dischi non censurabili, attraverso i jukeboxes e la radio, milioni di persone avrebbero ascoltato la protesta che l'establishment aveva soffocato fino allora col pretesto della "moralità" e della censura".

Soffiando nel vento

Quante strade deve percorrere un uomo
prima di essere chiamato uomo?
E quanti mari deve superare una colomba bianca
prima che si addormenti sulla spiaggia?
E per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone
prima che verranno abolite per sempre?
La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima che riesca a vedere il cielo?
E quanti orecchie deve avere un uomo
prima che ascolti la gente piangere?
E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia
che troppa gente è morta?
La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento

Per quanti anni una montagna può esistere
prima che venga spazzata via dal mare?
E per quanti anni può la gente esistere
prima di avere il permesso di essere libere
E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa
fingendo di non vedere
La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento.

"Blowin in the wind", BOB DYLAN


Bussando Alle Porte Del Paradiso

Mamma, toglimi questo distintivo
che non posso più usare.
Sta diventando buio, troppo buio per vedere.
Mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso

Bussando bussando alle porte del paradiso
Bussando bussando alle porte del paradiso
Bussando bussando alle porte del paradiso

Mamma, ho messo a terra le mie armi. Non sparerò più.
Quella lunga nube nera sta scendendo
Mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso

Bussando bussando alle porte del paradiso
Bussando bussando alle porte del paradiso
Bussando bussando alle porte del paradiso

"Knochin On Heanen's Door", BOB DYLAN





Fabrizio De Andre

Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore italiano.
Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società, e sono ritenute da taluni delle vere e proprie poesie, tanto che alcune di esse sono state inserite in antologie scolastiche di letteratura.
Era conosciuto anche come Faber, il soprannome datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio e derivante dalla predilezione del futuro cantautore per i pastelli della Faber-Castell.
In quasi 40 anni di attività artistica, De André ha inciso tredici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi ripubblicate in varie antologie.
Di simpatie politiche anarchiche, libertarie e pacifiste, è stato anche uno degli artisti che maggiormente ha valorizzato la lingua ligure ed esplorato, in misura minore, il sardo gallurese e il napoletano.
La popolarità e l'alto livello artistico del suo canzoniere, hanno spinto alcune istituzioni a dedicargli vie, piazze, parchi, biblioteche e scuole da subito dopo la sua prematura scomparsa.
Non si esagera dicendo che De Andrè è il più grande o tra i più grandi cantautori italiani ed europei del Novecento. La ricchezza e la profondità delle sue composizioni stupiranno e incanteranno generazioni e generazioni come ne hanno incantate da decenni.


Un Blasfemo
(Dietro Ogni Blasfemo C'è Un Giardino Incantato)

Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male.

Quando vide che l'uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

... mi cercarono l'anima a forza di botte...

E se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato
ci costringe a sognare in un giardino incantato.

Fabrizio De Andrè


Ballata degli impiccati

Tutti morimmo a stento
ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumare la luce.

L'urlo travolse il sole
l'aria divenne stretta
cristalli di parole
l'ultima bestemmia detta.

Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un'ora.

Poi scivolammo nel gelo
di una morte senza abbandono
recitando l'antico credo
di chi muore senza perdono.

Chi derise la nostra sconfitta
e l'estrema vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta
impari a conoscere il nodo.

Chi la terra ci sparse sull'ossa
e riprese tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa
con la nebbia del primo mattino.

La donna che celò in un sorriso
il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso
un insulto del tempo e una scoria.

Coltiviamo per tutti un rancore
che ha l'odore del sangue rappreso
ciò che allora chiamammo dolore
è soltanto un discorso sospeso.

Fabrizio De Andrè






Jim Morrison

James Douglas Morrison (Melbourne, Florida, 8 dicembre 1943 – Parigi, 3 luglio 1971) è stato un cantante e poeta statunitense.
Leader carismatico e frontman del gruppo rock statunitense The Doors, fu uno dei più importanti esponenti della rivoluzione culturale del '68, nonché uno dei più grandi cantanti rock della storia. Definito il poeta del sesso e della morte, trasse ispirazione dalle opere dei poeti maledetti ed è ricordato come una delle figure di maggiore potere seduttivo della storia della musica rock. Era soprannominato "Il Re Lucertola".
Era attratto dalla cultura beat dei romanzi di Jack Kerouac: per esempio fu proprio il romanzo di Jack Kerouac "Sulla strada" ad influenzare nel 1965 gli ancora giovani Jim Morrison e Ray Manzarek , a fare un viaggio verso la famosa West Coast. Jim Morrison era ammaliato anche dalle poesie di Allen Ginsberg, di cui si notano influssi nelle sue liriche, dal teatro greco (Dioniso e da opere come Le Baccanti di Euripide). Si ritrova comunque nella poetica di Jim Morrison una forte influenza della poesia simbolista francese (Arthur Rimbaud e la sua filosofia sulla sregolatezza dei sensi per scoprire l'ignoto).
Già nei primi anni dell'adolescenza si poteva intravedere nella personalità di Jim Morrison la sua vocazione di poeta. Incominciò proprio in questi anni a tenere un diario dove scriveva le sue prime poesie che sarebbero comparse in futuro nelle sue canzoni.
Circondato da un'aura che lo ha spesso fatto accostare ai poeti maledetti e a quelli della beat generation, Jim Morrison è stato comunque uno dei maggiori ispiratori della (sotto)cultura - almeno a parere di molti - legata all'uso di sostanze stupefacenti, di cui fu accusato di teorizzare il consumo, confortato dal pensiero di Nietzsche, Rimbaud, Blake, Baudelaire, etc.
Scrisse e pubblicò varie raccolte di poesie, tra cui una pubblicata postuma, Tempesta Elettrica, da molti considerata l'apice della sua poetica[senza fonte]. Tracce della sua poesia possono essere rintracciate nei primi album della band, considerando che era abitudine musicare le poesie che Jim aveva composto sin dall'adolescenza.
Molti fan e biografi hanno sostenuto che la causa della sua morte sarebbe stata un'overdose, i referti medici ufficiali parlano di arresto cardiaco, ma non fu eseguita alcuna autopsia. Jim è sepolto nel famoso cimitero del Père Lachaise nella capitale francese. Questa sostituzione, effettuata per conto dei genitori del cantante, riporta una frase in greco antico (ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ) il cui senso si riferisce alla coerenza con cui egli visse e la cui traduzione è: fedele al suo spirito.
Le sue opere e la sua vita sono oggetto di un'ammirazione quasi religiosa da parte di numerosissimi fan in tutto il mondo.


Creature nella notte

Pipistrelli di velluto nella notte
Falene dai battiti silenziosi
Inchiostro di rettili dormienti
Buio profondo negli occhi delle belve.

Creature nella notte
tessono ragnatele nella mia testa.

Riflessi di tenebra
sulla pelle dell'iguana
Cobra avvinchiati ai rami del male
La morte di remoti dinosauri
Un pozzo nero nelle fauci del caimano.

Creature della notte
muovono artigli nella mia testa.

Tutti i colori del nero, camaleonti
Agonia di bisce intrecciate
Il grido del coyote ferito
Topi famelici rodono l'alba.

Creature della notte
strisciano nel mio cervello
smarrito.

"Poesie apocrife", JIM MORROSON
a cura di Jacques Richard, per Blues Brothers Edizioni



Gli abbagli del sesso

Il sesso tra noi
una lunga bava sottile
ci avviluppa
legandoci insieme
alla deriva di un cupo
desiderio.

Corpi angosciosi
doloranti di bisogno
sussultiamo di lussuria
avvolti nei loschi
sudari dell'eros.

Nella prigione profonda
della tua fica
vertiginie tormenti
il cazzo un ardente
tizzone cieco.

Il sesso tra noi
antico simposio pagano
fame & sete
ingannando il tempo.

"Poesie apocrife", JIM MORROSON
a cura di Jacques Richard, per Blues Brothers Edizioni




Patty Smith

Patricia Lee Smith (Chicago, 30 dicembre 1946) è una cantante, musicista e poetessa statunitense. È soprannominata la sacerdotessa "maudite" del rock.
A ventotto anni entrò nel mondo della musica, dapprima con timidi readings di poesia e suoni (con il chitarrista Lenny Kaye) poi con singoli di etichette indipendenti, infine con un album prodotto da John Cale. Horses del 1975 fece epoca: per la voce passionale e inebriata, per la visionaria qualità poetica (dylaniana, morrisoniana per certi versi) e per la sferza della musica, un nudo rock elettrico che qualcuno chiamò punk, anche se quel termine avrebbe preso poi un'altra piega con l'avvento dei Sex Pistols e delle band britanniche.
I suoi riferimenti prediletti sono i cantici di Allen Ginsberg, la recitazione jazz di Jack Kerouac e le poesie di William Burroughs. Ma il suo faro è Arthur Rimbaud, "il primo poeta punk": a lui dedica il secondo album, "Radio Ethiopia", così intitolato perché l'Etiopia fu la seconda patria di Rimbaud.
Le canzoni di Patti Smith mirano ai dolori e alle follie del mondo: l'invasione cinese del Tibet, il Vietnam, Madre Teresa di Calcutta e il mito di Ho Chi Minh, a cui Patti dedica il suo album del 2000, "Gung Ho".


Pisciando in un fiume

Pisciando in un fiume, guardandolo salire
Dita tatuate, state lontano da me
Voci, voci, incantano
Voci, voci, fanno cenno al mare di venire
Vieni vieni vieni torna torna
Torna torna torna
Raggio di una ruota, punta di un cucchiaio
Bocca di una caverna, sono schiava, sono libera
Quando vieni? Spero che tu venga presto
Dita, dita circondano te
Vieni vieni vieni vieni vieni vieni
Vieni vieni vieni vieni vieni vieni per me
Le mie budella si svuotano defecando la tua anima
Cosa posso darti di più baby, io non so
Cosa posso darti di più per far cresere questa cosa?
Non voltarmi la schiena adesso che ti sto parlando
Dovrei seguire un sentiero così rortuoso?
Dovrei strisciare sconfitta e umiliata?
Dovrei percorrere la lunghezza di un fiume?
Il regale, il trono, il piangimi fiume
Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per te
Oh,io do la mia vita per te
Ogni movimento che ho fatto, l'ho fatto per te
E adesso sono giunta, come un magnete per te
Cosa ne dici, visto che mi stai lasciando?
Cosa ne dici, visto che non hai bisogno di me?
Cosa ne dici visto che non posso vivere senza dite?
Cosa ne dici visto che non ho mai dubitato di te?
Cosa ne dici, cosa ne dici?
Cosa ne dici, cosa ne dici?
Dovrei seguire un sentiero così tortuoso?
Dovreistrisciare sconfitta e umiliata?
Dovrei percorrere la lunghezza di un fiume?
Il regale, il trono, il piangimi fiume?
Cosa ne dici, cosa ne dici, cosa ne dici?
Oh, sto pisciando in un fiume.

Pissing in a river, PATTY SMITH


Perchè La notte

Prendimi adesso qui come sono baby
Stringimi forte, prova a capire
Il desiderio è forte è il fuoco che respiro
L'amore è un banchetto sul quale ci sfamiamo

Avanti ora prova a capire
Come mi sento quando sono nelle tue mani
Prendi la mia mano, vieni al riparo
Loro non possono ferirti ora
Non possono ferirti ora non possono ferirti ora
Perché la notte appartiene agli amanti
Perché la notte appartiene al desiderio
Perché la notte appartiene agli amanti
Perché la notte appartiene a noi

Ho dubbi quando sono sola
L'amore è uno squillo, il telefono
L'amore è un angelo travestito come desiderio
Qui nel nostro letto finché mattino arriva
Avanti adesso prova a capire
Come mi sento sotto il tuo comando
Prendi la mia mano mentre il sole tramonta
Loro non possono toccarti ora
non possono toccarti ora, non possono toccarti ora
perché la notte appartiene agli amanti

Con l'amore dormiamo
Con dubbio il circolo vizioso
Gira e brucia
Senza di te non posso vivere
Perdona, questo desiderio acceso
Io credo che sia ora, troppo vero di sentire
Cosi toccami ora, toccami ora, toccami ora
Perché la notte appartiene agli amanti

Perché stanotte ci sono due amanti
Se crediamo nella notte, ci fidiamo
Perché stanotte ci sono due amanti…

Because the nigth, PATTY SMITH




Bob Marley

Robert Nesta Marley detto Bob (Nine Mile, 6 febbraio 1945 – Miami, 11 maggio 1981) è stato un cantautore, cantante, chitarrista reggae giamaicano.
È considerato il più importante musicista reggae di sempre, ed ha avuto il merito di rendere popolare il genere fuori dalla Giamaica. Grazie alla sua opera, un mese dopo la morte fu insignito del prestigioso Jamaican Order of Merit. Molte delle sue canzoni parlano delle lotte dei poveri e degli emarginati dal potere.
La sua attività ebbe inizio nel 1964 suonando nella band The Wailers, dopo lo scioglimento della band avvenuto nel 1974 suona come Bob Marley and The Wailers assieme ad altri musicisti, tra i quali ricordiamo Peter Tosh.
Alcuni critici, tra cui Stephen Davis, autore di una biografia, hanno sostenuto che per molti anni Marley visse da orfano e che proprio questa condizione è la chiave per capire una sensibilità poetica fuori del comune (nelle interviste, il cantante è sempre stato esplicito sulla negatività della sua infanzia).
Il funerale di Bob Marley in Giamaica, tenutosi il 21 maggio 1981, potrebbe essere paragonato al funerale di un re. Centinaia di migliaia di persone (compresi il Primo Ministro ed il leader dell'opposizione) parteciparono al funerale. Dopo il funerale il corpo fu portato al suo luogo di nascita, dove si trova tutt'ora all'interno di un mausoleo, divenuto ormai un vero e proprio luogo di pellegrinaggio per la gente di tutto il mondo.